lunedì 23 aprile 2012

Incontro con Paolo Portoghesi


Paolo Portoghesi è un architetto che ha, indubbiamente, segnato il panorama architettonico del nostro tempo. Nella sua lunga ricerca Portoghesi ha sperimentato e continua a sperimentare il disegno come strumento atto ad investigare diversi campi della cultura architettonica. Interessato principalmente agli aspetti storici dell'architettura, egli è riuscito a ricostruire diverse geometrie di importanti opere del passato come ad esempio quelle del Borromini e del Guarini ridisegnandone le linee fondamentali e rintracciandone le ferree leggi geometriche fondative. Ma anche al disegno finalizzato all'elaborazione progettuale egli ha riservato sempre particolare attenzione. 
Nella prima fase della sua attività è lo schizzo prospettico a costituire il punto di partenza delle sue elaborazioni, ma negli anni sessanta la pianta diviene l'elemento determinante, il dato iniziale a partire dal quale l'oggetto architettonico si andava assemblando in base ad esigenze razionali e funzionali, quasi in modo meccanico. Questo uso del disegno come strumento rigoroso e scientifico di progettazione, tale che portava con un processo obbligato al risultato finale, viene abbandonato nelle successiva fase della sua attività. A partire dalla progettazione della moschea (1974) Portoghesi torna allo schizzo prospettico, cambia approccio metodologico, i suoi disegni non sono più una sommatoria di funzioni astratte ma uno strumento di indagine volto ad approfondire gli aspetti spaziali e volumetrici.
Al disegno scientifico viene sostituito lo sketch, lo schizzo, una rappresentazione cioè più immediata e più istintiva. Un ritorno alle origini. Elemento comune, sotteso al suo lavoro, è l'uso del disegno per indagare i diversi temi architettonici, per poter confrontare le diverse soluzioni possibili poiché, come egli afferma, non esiste mai una soluzione di un problema architettonico ma infinite soluzioni.






Domanda 1) Nell'era della rivoluzione informatica, in una società in cui ogni attività tende ad essere regolata e mediata dal computer, può ancora avere senso parlare di disegno in mondo tradizionale? Cosa ne pensa in proposito?

Domanda 2) In merito al corso " Segnare il Paesaggio" da Lei promosso presso l'Accademia di San Luca,  è ancora possibile oggi, a suo parere, nell'era della globalizzazione, parlare di paesaggio "italiano"? Se si, potrebbe indicarne i caratteri distintivi?

Nessun commento:

Posta un commento